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Dott.ssa Luisella Troyer Chirurgo Vascolare Angiologo a Milano
Specialista in Chirurgia Vascolare
Perfezionata nel trattamento del linfedema e del lipedema
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Attenzione: quest'articolo tratta di materie a carattere medico scientifico.
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Quest'articolo è stato aggiornato dalla Dott.ssa Luisella Troyer il giorno: domenica 11 agosto, 2024
Perché c'è un rigonfiamento di un braccio, oppure di una gamba dopo un intervento tumorale?
In Chirurgia, per iintervento oncologico' si identifica un particolare tipo di procedura chirurgica la cui finalità è l'asportazione di una degenerazione cellulare su base tumorale.
Un tumore, chiamato anche comunemente (benché impropriamente) carcinoma oppure neoplasia, è per l'appunto una degenerazione cellulare incontrollata, che può colpire molti tessuti del corpo umano, dettata non da base infiammatoria oppure infettiva, ma da un'alterazione anormale della normale replicazione cellulare.
I tumori affliggono l'essere umano da sempre, e sono una delle principali cause di mortalità nel mondo civilizzato, specie nella fase adulta della vita.
Le terapie per i tumori attualmente disponibili variano moltissimo sia dalla tipologia di tumore e sia dalla sua stadiazione, ovverosia l'espansione stessa del carcinoma.
Esistono terapie mediche, farmacologiche e quindi chemioterapiche, radioterapie e terapie basate sulla rimozione fisica della massa tumorale, effettuata per mezzo dell'accesso chirurgico.
Da moltissimi anni la ricerca di tutto il mondo sviluppa terapie sempre più specifiche per tumori sempre più specifici, sia con l'ausilio dei nuovi farmaci chemioterapici che con le nuove metodiche mini invasive della chirurgia.
I moderni protocolli chirurgici di asportazione tumorale prevedono delle rigide direttive che il Chirurgo Oncologo deve seguire, per la tutela del paziente, per l'efficacia della terapia chirurgica e per impedire, per quanto possibile, una recidiva tumorale futura.
Uno dei protocolli di riferimento in sede di rimozione di un tumore è quello di asportare anche i linfonodi adiacenti ad esso.
Questo per un motivo ben specifico: perché alcune cellule tumorali possono infettare le stazioni linfonodali e quindi perpetuare l'infezione, rendendo quindi possibile una recidiva futura.
Per impedire ciò, oltre a parte del tessuto sano adiacente al carcinoma, per la sicurezza del paziente vengono quindi asportati anche i linfonodi di contorno alla massa tumorale.
Datosi che i linfonodi sono parte integrante e fondamentale del sistema linfatico, la loro asportazione può comportare un disequilibrio del sistema linfatico stesso, che può dunque danneggiarsi.
Un sistema linfatico danneggiato può svolgere male il suo compito principale, ovvero quello di drenaggio della linfa, dando origine a una patologia conosciuta come linfedema.
Il linfedema post-tumorale si presenta in circa il 20% dei pazienti sopravvissuti ad un intervento di rimozione oncologica, ma questo dato è in rapida ascesa andando pari passo con l'ascesa della percentuale di pazienti sopravvissuti sul lungo periodo a un'operazione oncologica.
Linfedema arto superiore sinistro insorto dopo mastectomia
Il linfedema è la conseguenza di una stasi linfatica, ovvero di un mancato adeguato drenaggio della linfa in una data parte del corpo.
Il sistema linfatico è quel complesso e fitto sistema di sottilissimi vasi (i vasi linfatici) che permea tutto il nostro organismo, e che hai il compito fondamentale di drenare per l'appunto la linfa.
La linfa è un liquido debolmente alcalino, composto in buona sostanza da proteine, da grassi, da acqua e da residui di batteri e di virus, oppure di qualsiasi altra minaccia esterna efficacemente contrastata dal nostro sistema immunitario.
La linfa è essenzialmente un materiale di scarto della nostra respirazione cellulare, ovverosia del nostro metabolismo.
Viene riversata direttamente dalle cellule nello spazio interstiziale, dove viene raccolta da una specifica circolazione di vasi chiamata per l'appunto sistema linfatico.
Il sistema linfatico raccoglie e drena la linfa e la riversa nel circolo ematico venoso, dove viene poi scomposta chimicamente dal fegato e, le sostanze di scarto rimanenti, verranno poi adeguatamente espulse dei reni.
La produzione di linfa nel corpo umano è copiosa: ogni 24 ore difatti i nostri tessuti generano circa 2,5 litri di linfa che va ad accumularsi nello spazio interstiziale, in attesa di essere drenata dal sistema linfatico.
I vasi linfatici drenano quindi costantemente la linfa, impedendo al nostro corpo di finire intossicato dalle sue stesse sostanze di scarto.
Il sistema linfatico funziona automaticamente, e non ha bisogno di aiuti esterni: è un sistema ben progettato, frutto di millenni e millenni di evoluzione, che permette il drenaggio automatico delle sostanze di scarto e, al contempo anche il bilanciamento dei liquidi del corpo.
Quando però c'è un danno al sistema linfatico, ad esempio dopo un intervento di rimozione oncologica, le vie linfatiche possono funzionare non correttamente.
Se la linfa non viene drenata dallo spazio interstiziale, in breve tempo coagula, diviene dura e fibrotica causando quindi un edema anzi: un linfedema.
Il linfedema e quindi un rigonfiamento abnorme di una parte del corpo dovuta a una stasi linfatica, a sua volta dovuta a un danneggiamento oppure un malfunzionamento del sistema linfatico.
Qual è la statistica nello sviluppo del linfedema per i pazienti che hanno subito un intervento di rimozione tumorale?
Secondo le ultime statistiche disponibili, in Italia circa il 20% dei pazienti oncologici, quindi i pazienti che hanno subito un intervento chirurgico di rimozione tumorale (oppure comunque un intervento invasivo di radioterapia) sviluppa un linfedema.
Questa percentuale, tuttavia, deve essere adeguatamente interpretata, anche alla luce delle modifiche demografiche della popolazione italiana.
Difatti, un innalzamento dell'età media di vita e quindi un invecchiamento della popolazione, statisticamente comporta un aumento dell'incidenza delle degenerazioni tumorali, e quindi dei carcinomi.
A sua volta, questo aumento dell'insorgenza tumorale provoca giocoforza un aumento delle terapie chirurgiche e radioterapiche, con annesso aumento del rischio di sviluppo del linfedema.
Dopo quanto tempo dall'intervento di rimozione tumorale si può sviluppare un linfedema?
Linfedema arto inferiore destro su paziente di 42 anni
Il linfedema dopo un'operazione oncologica può svilupparsi sia subito dopo alla stessa e sia invece dopo molti anni.
La statistica sulla tempistica di insorgenza del linfedema dopo la chirurgia oncologica varia, e non è possibile ancora stabilire una correlazione temporale attendibile.
Questo vuol dire che il linfedema può manifestarsi nelle settimane successive all'intervento oppure anche dopo molti anni, in maniera del tutto imprevedibile.
Va ricordato che il linfedema è dovuto a una stasi linfatica che a sua volta è dovuta da un mancato o cattivo bilanciamento del drenaggio linfatico.
Anche danneggiato, il sistema linfatico cerca di trovare sempre un suo equilibrio per il drenaggio della linfa: quando questo equilibrio viene trovato il paziente non sperimenta alcun sintomo di edema, invece quando questo equilibrio viene meno ecco svilupparsi il rigonfiamento dell'arto o comunque della parte affetta da stasi linfatica.
Ecco perché il linfedema può manifestarsi anche dopo molti anni dal primo intervento chirurgico.
L'Italia vive una vera e propria perenne emergenza per quanto riguarda i pazienti linfatici, cioè i pazienti bisognosi di trattamenti linfodrenanti e decongestionanti.
Le strutture specializzate per la linfologia sono quasi del tutto assenti sul territorio, e quelle presenti convenzionate col Sistema Sanitario Nazionale si concentrano solo nei capoluoghi maggiori, con liste d'attesa elevate, non proponibili per i bisogni dei pazienti.
A ciò si aggiunge una cronica ignoranza del personale clinico riguardo alla Linfologia Oncologica, che si tramuta, oltre che in un'assenza di spazi e strutture adeguate, anche in una mancanza di Medici, di infermieri, di fisioterapisti e di tecnici specializzati.
Qual è la terapia al momento disponibile per trattare il rigonfiamento causato da un linfedema posto oncologico?
Linfedema arto inferiore sinistro su paziente di 48 anni
Al momento, l'unica terapia riconosciuta ed efficace per ridurre o comunque attenuare l'edema linfatico è la Terapia Complessa Decongestionante.
Datosi che, attualmente e con le nostre conoscenze mediche, è impossibile ricostruire parti asportate o comunque danneggiate del sistema linfatico, la Terapia Complessa Decongestionante è l'unica terapia riconosciuta valida e funzionale, essendo stata anche correttamente indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come il gold standard per il trattamento del linfedema.
La terapia complessa decongestionante si basa su quattro pilastri principali:
Sulla cura e sull'igiene della cute;
Sul linfodrenaggio manuale;
Sul bendaggio elasto-compressivo;
Sulla ginnastica ad arto bendato
La terapia è chiamata a proprio complessa poiché, come ben si vede, è composta da trattamenti fisioterapici e da corrette indicazioni per la cura e l'igiene dell'arto affetto da linfedema.
Il linfodrenaggio manuale, al contrario di quello prettamente estetico, è un atto medico-fisioterapico eseguito solitamente da fisioterapisti esperti.
Il compito del linfodrenaggio è quello di sciogliere e smuovere la linfa coagulata del linfedema e indirizzarla verso le stazioni linfonodali e i canali linfatici ancora attivi e funzionali.
Il bendaggio elasto-compressivo, effettuato subito dopo la sessione di linfodrenaggio manuale, serve invece a spremere fino a fondo i tessuti, permettendo quindi la decongestione della linfa precedentemente smossa.
La ginnastica e il movimento ad arto bendato sono poi essenziali per massimizzare la decongestione del bendaggio, e vengono effettuati sia sotto indicazione del fisioterapista, sia autonomamente dal paziente, dopo essere stato adeguatamente istruito ed informato dal Medico o dal fisioterapista stesso.
La cura e l'igiene della cute è poi un argomento di fondamentale importanza nonché parte essenziale della Terapia Complessa Decongestiva.
Il paziente deve essere adeguatamente istruito nella cura e nella pulizia dell'arto affetto da linfedema, evitando lesioni, infiammazioni o infezioni che, in una zona delicata e immunodepressa com'è per l'appunto l'arto con linfedema, sono fondamentali per preservare la salute del sistema linfatico ancora funzionante ed evitare quindi pericolose linfangiti.
I tutori elasto-compressivi, chiamati anche tutori elastici, sono dei supporti di prescrizione medica necessari per non perdere i benefici della Terapia Compressa Decongestionante.
Vengono indossati dal paziente e sono solitamente progettati su misura, con un particolare tessuto di una particolare trama a compressione graduata, il cui scopo è quello di massimizzare e velocizzare la circolazione linfatica, sfruttando ogni singolo e minimo movimento muscolare per permettere alla linfa di non ristagnare, impedendo quindi la formazione di un nuovo linfedema.
Devono essere portati sempre dal paziente affetto da linfedema, e sono realizzati in un materiale confortevole adatto per ogni attività, anche quelle sportive.
I tutori elastici sono, assieme alla Terapia Compressa Decongestionante, le uniche armi efficaci per permettere al paziente un'ottima qualità di vita, anche se affetto da stasi linfatica.
La linfa è un liquido alcanino di scarto, sottoprodotto del nostro metabolismo cellulare.
Contiene principalmente proteine, e per questo ha una curiosa caratteristica: dopo un po', caugula e fibrotizza, indurendosi.
Questo è un problema per i pazienti con linfedema, poiché la loro stasi lifnatica, che non permette il regolare drenaggio della linfa, causa dunque la fibrotizzazione dell'arto o della zona colpita dall'edema, che diviene dura e difficile da muovere.
Ciò causa problemi deambulatori quando l'arto colpito è ad esempio una gamba, o rende difficile l'articolazione delle braccia, quando ad essere affetti da linfedema sono gli arti superiori.
La Terapia Complessa Decongestionante mira dunque a de-fibrotizzare la linfa coaugulata, tramite opportuni massaggi linfodrenanti, nonché ad indirizzarla poi verso le vie sane del sistema linfatico.
Qual è il Medico a cui rivolgersi in caso di un gonfiore sospetto di un arto dopo un trattamento oncologico?
Terapia Complessa Decongestionante su linfedema arto inferiore sinistro, sviluppato dopo intervento di innesto protesi al ginocchio
La Linfologia, in Italia, è parte integrante della Chirurgia Vascolare, ovvero sia quella branca della Medicina che studia e si prende cura del sistema circolatorio umano.
La Linfologia Oncologica è la ultra specializzazione della Linfologia stessa, ed è praticata da Medici con grande esperienza nelle patologie linfatiche, che sanno quindi come trattare i linfedemi secondari, cioè i linfedemi sviluppati dopo un intervento di rimozione oncologica.
Purtroppo, il nostro Paese è sostanzialmente indietro alla ricerca sulla Linfologia Oncologica, nonché sul supporto adeguato ai pazienti che hanno sviluppato un linfedema dopo un trattamento di rimozione tumorale.
Questo fa sì che i Medici Linfologi specialisti in Italia siano veramente pochi, e gran parte dei trattamenti necessari compresi nella Terapia Complessa Decongestionante, per le croniche carenze strutturali e di personale adeguatamente informato del nostro Sistema Sanitario Nazionale, spesso ricadono esclusivamente sulla spesa privata.
Il linfedema è una patologia riconosciuta e convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale?
Sì, la stasi linfatica è una patologia riconosciuta e compresa nell'elenco delle patologie convenzionate col sistemata di tale nazionale.
Questo vuol dire che i trattamenti di Terapia Complessa Decongestionante possono anche venire erogati nei nosocomi e nelle ASL locali, sempre a patto di trovare personale competente e qualificato in grado di erogarle.
Come detto in precedenza, l'Italia sconta un gravissimo ritardo sulle patologie linfatiche, che si traduce in mancanza di adeguata formazione e preparazione un po' per tutti i settori sanitari: dai Medici, passando per gli infermieri, non dimenticando i fisioterapisti e i tecnici.
Questa storica mancanza di personale qualificato e preparato nella sanità pubblica fa sì che i tempi di attesa delle poche strutture dove si può erogare la Terapia Complessa Decongestionante siano solitamente insostenibili.
In grandi città come Roma o Milano, già di per loro strozzate dalla cronica mancanza di fondi, di strutture di personale preparato, un paziente oncologico che ha sviluppato un linfedema e che necessita di Terapia Complessa Decongestionante in convenzione pubblica può arrivare ad attendere dagli otto agli oltre dodici mesi per la sua terapia.
Questi tempi di attesa davvero insostenibili sono di difficile risoluzione e riduzione: l'atavica mancanza di Medici in Italia, che dura ormai da oltre trent'anni, unita al blocco quasi totale delle scuole di specializzazione di Chirurgia Vascolare, compresa una perenne carenza di risorse economiche, rende estremamente complicato intervenire in maniera strutturale per abbassare i tempi di attesa delle cure per i pazienti linfatici oncologici.
Ecco perché, molto spesso, i pazienti che hanno sviluppato un linfedema in seguito a un'operazione di rimozione tumorale devono rivolgersi necessariamente a Medici, fisioterapisti e strutture private.
Il linfedema è un rigonfiamento abnorme di una parte del corpo, dovuto ad una stasi linfatica;
Anche se sintomatologicamente eguali, a livello eziologico si possono distinguere due tipi di linfedema: linfedema primario e linfedema secondario;
Il linfedema primario è causato da una lalformazione congenita del sistema linfatico, presente sin dalla nascita;
Il linfedema secondario, o linfedema acquisito, è causato da un danneggiamento del sistema linfatico dovuto ad un evento esterno, ad esempio dopo un intervento oncologico;
Si stima che il 20% dei pazienti oncologici che ha effettuato un intervento chirurgico di rimozione tumorale, oppure di radioterapia, sviluppi poi in seguito un linfedema;
Il numero di pazienti oncologici con linfedema aumenta con l'aumentare della sopravvivenza a lungo termine dall'operazione di rimozione tumorale;
Allo stato attuale della Medicina e della Chirurgia, non è possibile ricostruire parti mancanti o danneggiate del sistema linfatico;
La terapia per il linfedema è di tipo meccanico, ed è basata sulla Terapia Complessa Decongestionante;
L'uso dei tutori elastici è l'unica arma in grado di impedire il ritorno della stasi linfatica e massimizzare gli effetti della Terapia Complessa Decongestionante
Ascolta la Dottoressa sul linfedema dopo un intervento tumorale
La sua iper-specializzazione la mette in contatto, ogni giorno, con pazienti linfatici provenienti da tutta Italia, che non hanno trovato nessun tipo di supporto nella loro regione o zona (un problema cronico del Paese, da sempre ignorato dalle autorità sanitarie nazionali).
Ascolta la Dottoressa spiegare che cos'è il linfedema e perché si manifesta nei pazienti oncologici, nonché quello che si può fare per contrastarlo.
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La Dott.ssa Luisella Troyer è un Medico Chirurgo, specializzata in Chirurgia Vascolare e perfezionata nelle patologie linfatiche, in Oncologia Linfatica, in Proctologia, in Podoiatria e in Vulnologia.
Nella sua trentennale professione si è focalizzata sulla cura e sul trattamento (anche chirurgico) dellelesioni croniche a decorso ulcerativo, sulla corretta diagnosi e terapia del linfedema e sulla particolare cura e gestione del paziente oncologico pre e post chirurgia.
È uno dei pochi Medici in Italia ad occuparsi della complicata gestione dei pazienti con linfedema primitivo (congenito), e particolare attenzione è stata sempre rivolta alla diagnosi e alla gestione della paziente affetta da lipedema, malattia per la quale la Dottoressa ha sempre richiesto l’adeguato riconoscimento come reale patologia, distaccata dalla semplice obesità o adiposità localizzata.
Il suo approccio terapeutico per i pazienti linfatici è basato sulla Terapia Complessa Decongestionante, e su un follow-up preciso, puntuale e costante, comprensivo di particolare riguardo alla cura della cute e al linfobendaggio.
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