I miti da sfatare sulle vene varicose

Soffri di vene varicose, che si sono localizzate principalmente sulle cosce e sulle gambe?

La pelle delle tue gambe si sta ricoprendo di capillari e piccole vene bene evidenti, che fino a poco tempo fa non c’erano, e di cui non ti sai spiegare il motivo?

Le varici, o vene varicose, sono una manifestazione molto comune di quella che, in gergo medico, viene chiamata Malattia Venosa Cronica.

La Malattia Venosa Cronica è a sua volta una condizione a predisposizione familiare, che affligge un gran numero di persone in ogni angolo del mondo.

Solo in Italia, si stima che circa 1/3 della popolazione manifesti qualche sintomo dovuto alla Malattia Venosa Cronica, e questo dà l’idea della grande diffusione delle varici, soprattutto nella popolazione femminile.

Con l’avvento dell’Internet per le masse, anche per le vene varicose sono disponibili per tutti qualsiasi tipo d’informazioni, spesso purtroppo non veritiere (a volte, delle autentiche bufale), che creano falsi miti e che, se non prontamente confutate, possono portare anche ad un pericolo per la salute del lettore.

Proprio per sfatare questi falsi miti o comunque informazioni fallaci sulle vene varicose, la Dott.ssa Luisella Troyer, Chirurgo Vascolare, ha pensato di scrivere questo articolo di approfondimento.

Ti conviene leggerlo: contiene importanti informazioni sulla reale causa delle vene varicose, sulla loro diagnosi e sui trattamenti possibili che, attualmente, possono essere praticati per eliminarle.

E anche, soprattutto, su quello che non dovresti mai fare o provare per trattare le tue varici, poiché o totalmente inutile oppure, in qualche caso, addirittura pericoloso.

Ricorda che, anche se questa pagina è stata scritta da un Medico specialista, essa non sostituisce comunque la visita medica angiologica, che la Dottoressa ti consiglia sempre di fare in caso di dubbi, sospetti o anche solo per avere un consiglio o un parere certo ed affidabile.

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Cosa sono le vene?

Le vene sono i vasi che compongono il sistema venoso dei mammiferi, uomo incluso, che a sua volta è parte del più ampio sistema vascolare (o cardiovascolare, considerando il cuore come parte fondamentale del sistema).

Il sistema vascolare è quel complesso sistema idraulico deputato ad inviare ad ogni cellula del corpo, attraverso un vero e proprio tessuto liquido chiamato sangue, il nutrimento e l’ossigenazione necessaria al proprio sostentamento.

Pompato costantemente dal cuore, motore centrale di tutto il sistema vascolare, il sangue ossigenato (grazie all’attività polmonare) e carico di nutrienti viene inviato alle periferie del corpo attraverso il sistema arterioso, formato dalla grande arteria principale (l’aorta) e dalle altre grandi arterie che da essa generano, come le arterie carotidi, le arterie iliache, le arterie femorali, le arterie poplitee, ecc.

A loro volta, le grandi arterie si diramano poi in una fitta rete di vasi piccoli e piccolissimi, che sfociano nei capillari: dei vasi sottilissimi e molto permeabili, dove avvengono gli scambi metabolici delle cellule.

I capillari arteriosi diventano, senza soluzione di continuità, capillari venosi, che loro volta formano poi delle strutture reticolari sempre più estese (le reti mirabili), e che si riuniscono per formare le vene principali del corpo.

Il compito delle vene è dunque di recupero del sangue ormai povero di ossigeno e di nutrimento, che va dunque riportato, dalle periferie del corpo, verso il cuore, dove verrà di nuovo ossigenato e, in sostanza, pompato nuovamente dal cuore per un altro ciclo circolatorio.

A differenza delle arterie, il cui inizio è convenzionalmente indicato dal cuore, le vene invece si indicano partendo dalle periferie del corpo, dove si generano: così, ad esempio, la principale vena del sistema venoso superficiale degli arti inferiori, cioè la vena grande safena, origina dall’arco dorsale del piede e segue tutta la gamba prima e la coscia poi, per confluire nella vena femorale.

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Qual è il compito delle vene?

Le vene, al contrario delle arterie con cui comunque formano un sistema circolatorio chiuso, hanno il compito di drenare il sangue che le cellule hanno ormai ‘svuotato’ di ossigeno e nutrienti (zuccheri, amminoacidi, vitamine, minerali, ecc.) e riportarlo verso il cuore, per cominciare un altro ciclo circolatorio.

Per far questo, non essendo (al contrario delle arterie) dotate di una ‘pompa’ che spinge il sangue, e dovendo anche vincere la costante forza di gravità che invece attira qualsiasi corpo dotato di massa verso il centro del pianeta, l’evoluzione ha dotato il tessuto delle vene di caratteristiche particolari, anzi uniche.

Le vene sono formate da una serie di strati di tessuti adesi tra di loro in forma concentrica, chiamati tonache.

La tonaca più interna delle vene, con cui il sangue è a diretto contatto, è chiamata endotelio.

Nelle vene, il sangue scorre con velocità laminare, quindi il flusso scorre dolcemente e senza attriti o rimescolamenti, quasi ‘scivolando’ strato su strato.

Per impedire che, per la citata forza di gravità, il sangue tenda a refluire all’inverso, per tutto l’endotelio sono presenti delle speciali valvole cosiddette ‘a nido di rondine’: dei veri e propri dispositivi meccanici automatici che, nel caso il sangue tenti di tornare indietro, si chiudono ermeticamente, impedendo dunque il reflusso.

Le valvole a nido di rondine, unite alla grande elasticità del tessuto venoso (a sua volta, ricco di collagene) e, soprattutto, al meccanismo del passo, che ‘spinge', esattamente come una molla, il sangue refluo verso l’alto, consentono alle vene di compiere il loro lavoro di recupero, permettendo dunque la circolazione ematica per come noi la conosciamo.

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Che cos’è una vena varicosa?

In ambito medico, una vena varicosa, chiamata anche varice, è una vena danneggiata, divenuta in gergo tecnico ‘incontinente’.

Tale incontinenza è data dallo sfiancamento dell’endotelio che, per una serie di motivi, ‘cede’ e si deforma, causando una vera e propria ectasia (rigonfiamento patologico) del vaso.

Deformandosi e gonfiandosi, anche le valvole interne anti-reflusso si danneggiano, e non riescono dunque più a svolgere la loro fondamentale funzione che impedisce al sangue di refluire in senso contrario.

Questo fa sì che, per via della forza di gravità, il sangue venoso può iniziare tornare indietro, provocando dunque un ristagno che fa ancora di più deformare la vena.

La vena affetta dalla varice dunque diviene sempre più rigonfia, contorna, dal percorso tortuoso, e questo crea una lunga serie di problemi e sintomatologia specifica, che rientrano in quella che viene chiamata Insufficienza Venosa Cronica o Malattia Venosa Cronica.

Qualsiasi tipo di vena del corpo può danneggiarsi e deformarsi, ma per ovvi motivi fisici le vene maggiormente colpite dall’Insufficienza Venosa Cronica sono i vasi degli arti inferiori, in particolar modo del sistema venoso superficiale delle gambe e delle cosce.

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Che cos’è la Malattia Venosa Cronica?

La Malattia Venosa Cronica, chiamata spesso anche Insufficienza Venosa Cronica, è una condizione a predisposizione familiare, che rende l’endotelio delle vene particolarmente povero di collagene e, dunque, di elasticità.

Il tessuto venoso poco elastico, dunque, sotto la spinta di alcuni ben noti fattori scatenanti, può facilmente sfiancarsi e danneggiarsi, dando dunque origine alle varici.

Non è ancora nota alla scienza la causa esatta di questa particolare predisposizione, ma si sospetta che essa sia comunque dipesa dalla familiarità, quindi dall’eredità genetica.

Non a caso, è abbastanza comune, nei pazienti con varici manifeste, che essi riportino al Medico episodi analoghi accaduti ai loro ascendenti (padre, madre e nonni), a riprova che la Malattia Venosa Cronica sia, a tutti gli effetti, una patologia a condizione ereditaria.

Tuttavia, anche se la predisposizione alle varici data dalla Malattia Venosa Cronica è fondamentale per l’inizio della sua stessa sintomatologia, è necessario che vi sia però la concomitanza di altri fattori scatenanti, cioè la ‘scintilla’ che provoca lo sfiancamento delle vene e l’insorgenza delle varici.

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Quali sono i fattori scatenanti delle vene varicose?

Per ‘fattori scatenanti’ s’intende, parlando di varici, quei comportamenti, stili di vita o situazioni particolari che, su predisposizione familiare, possono far sfiancare il tessuto interno delle vene e dare dunque origine alle varicosità.

Questi fattori scatenanti le vene varicose sono noti alla Medicina da molti anni, e possono essere riassunti in:

• Obesità
  Il peso eccessivo grava, ovviamente, sulla parte inferiore del corpo, e ciò aumenta il rischio di un’incontinenza delle vene;
  
• Gravidanza
  I peso del feto e del liquido amniotico durante la gravidanza grava sui grandi vasi addominali, e può portare al loro sfiancamento, e alla comparsa delle varici;
  
• Parto
  Lo sforzo del parto e la pressione intraaddominale richiesta alla puerpera può sfiancare le vene della parte inferiore del corpo (anche il prolasso emorroidario post-parto rientra nella Malattia Venosa Cronica);
  
• Il sesso
  Le donne sono colpite in maggior misura dalla Malattia Venosa Cronica, anche se al momento non c’è una spiegazione scientifica chiara per questo dato di fatto;
  
• Alcuni lavori particolari
  Alcuni lavori in cui, giocoforza, è obbligatorio stare per lunghi periodi in piedi e con scarsa possibilità di movimento, sono un fattore scatenante per le varici (ad esempio parrucchiere, infermiere e personale sanitario vario, guardie giurate, cuochi, ecc.)

È ovvio sottolineare che tutti questi fattori scatenanti sono solo una traccia generale: essi possono coesistere, e peggiorare dunque la probabilità di sviluppo delle varici.

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C’è un modo per diagnosticare con esattezza le vene varicose?

Non tutte le varici sono immediatamente percettibili ad occhio nudo.

Sebbene la gente pensi che le ‘vene varicose’ siano sempre vene nodulari, sfiancate, ben evidenti sotto la pelle e decisamente brutte a vedersi, le varici visibili sono solo quelle molto superficiali.

Alcune incontinenze venose, come ad esempio quelle della vena grande safena, possono anche essere completamente invisibili all’esterno, anche se, spesso, esse sono il problema scatenante l’estrusione di altre vene a loro collaterali.

Altre ectasie, molto più gravi dal punto di vista clinico, possono colpire invece il sistema venoso profondo, e questo solitamente accade dopo un episodio trombotico, cioè dopo una Trombosi Venosa Profonda.

Per diagnosticare dunque con esattezza la salute del sistema venoso degli arti inferiori, sia superficiale che profondo, è necessario ricorrere ad un esame particolare chiamato EcoColorDoppler.

Questo esame, eseguito dal Medico velocemente, senza preparazione, senza dolore e senza pericolo, utilizza gli ultrasuoni e l’effetto Doppler per riportare a video il flusso circolatorio delle vene e delle arterie, permettendo dunque al Medico di individuare eventuali varici o comunque deformazioni interne dei vasi.

L’esame è semplice e totalmente indolore, ma richiede una grande abilità da parte dell’operatore sanitario: al contrario di una radiografia, che è un’immagine indipendente da chi l’ha scattata, l’EcoColorDoppler dà risultati veritieri solo se l’operatore agisce con perizia e bravura.

Solitamente, l’EcoColorDoppler è l’esame che completa correttamente la visita angiologica, ed è pertanto incluso nella stessa.

Grazie all’EcoColorDoppler è possibile andare ad individuare il punto di origine delle vene varicose, permettendo dunque al Medico di progettare la giusta terapia per eliminarle.

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C’è qualche rimedio casalingo che può essere utilizzato per rimuovere le varici?

Chiariamo subito una cosa: non c’è nessun tipo di ‘rimedio fai da te’ per curare le vene malate.

Non esistono creme, non esistono pomate, non esistono integratori, neppure farmaci topici o sistemici: quando una vena è ormai sfiancata e malata, così rimane.

Il corpo non riesce a rigenerare l’endotelio e le valvole venose danneggiate e anzi, la situazione ha caratteristiche non solo croniche, ma peggiorative.

La Malattia Venosa Cronica è difatti degenerativa: la vena malata, col tempo, diviene sempre più contorta e ectasica, peggiorando dunque la sintomatologia e, nel tempo, causando problemi molto seri di ulcerazioni, difficili poi da curare.

Tenendo a mente ciò, qualsiasi altra sciocchezza che si può leggere sull’Internet, ovverosia i ‘rimedi miracolosi’ della nonna, o altre assurdità varie, devono essere prese per quello che sono: informazioni inconsistenti dal punto di vista scientifico, che dovrebbero essere pertanto ignorate.

L'unica terapia palliativa (non curativa) per dare sollievo alle gambe affette dalle varici è di tipo compressivo, ed è effettuata mediante l'utilizzo di calze elastiche mediche.

Tali calze, rigorosamente prescritte da un Chirurgo Vascolare (e non vendute, solitamente, nelle farmacie, bensì nelle ortopedie specializzate) velocizzano la circolazione venosa degli arti inferiori, e sono progettate per sfruttare ogni minimo movimento dei muscoli delle gambe per 'spremere' il sangue venoso, impedendone il ristagno.

Le calze elastiche mediche sono dei presidi medico-chirurgici: non possono essere acquistate senza prescrizione medica e la loro compressione è misurata in classi (I, II e III KL), che non c'entrano nulla con i 'denari', che invece è una misura merceologica.

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Come possono essere curate le vene varicose?

Allo stato attuale della Medicina, le vene malate e divenute ormai varicose debbono essere trattate con una terapia di tipo distruttivo, che prevede dunque la loro rimozione oppure la loro chiusura permanente.

Nel corso degli anni, l’esperienza clinica ha dimostrato che tutti i tentativi di rigenerare l’endotelio delle vene ormai danneggiato si sono rivelati infruttuosi, o comunque dagli scarsi risultati.

Le vene malate, la cui permanenza nel corpo genera sintomatologia e ulteriori problemi, devono dunque essere rimosse.

Un tempo, l’unico trattamento disponibile per rimuovere le varici di grandi dimensioni (come ad esempio quelle della vena grande safena) era lo stripping, cioè la legatura e il successivo ‘strappamento’ della vena malata.

Un trattamento molto invasivo, non proprio indolore, che oltretutto costringeva il paziente ad un lungo periodo di recupero.

Attualmente, l’avanzamento tecnologico ha permesso di risolvere il problema delle varici con trattamenti mini-invasivi, molto più tollerabili e dalla dimissione e recupero pressoché immediati.

Questi trattamenti, scelti dal Medico a seconda dell’indicazione clinica del paziente, sono:

• Termoablazione al laser o alla radiofrequenza
  Un microscopico sondino dotato di un diodo laser oppure un minuscolo manipolo a radiofrequenza viene inserito nella vena malata, fino ad arrivare alla sua varice.
  Il calore emesso dal laser o dalla radiofrequenza cauterizza l’endotelio e lo fa chiudere, chiudendo contestualmente anche la vena.
  È una terapia veloce, totalmente indolore, a dimissione immediata, perfetta per curare senza più la brutalità dello stripping grosse incontinenze, come ad esempio quelle della vena grande safena.
  Il ritorno alla vita di tutti i giorni è immediato, e la convalescenza rapidissima (pochi giorni);
• Terapia con scleromousse
  Nella vena malata viene iniettata, per mezzo di un piccolissimo ago, una mousse formata da aria sterile e polidocanolo, cioè un derivato dell’alcol.
  Questa mousse si aggrappa tenacemente all’endotelio della vena malata e ne provoca una sclerosi chimica, cioè una violenta irritazione che fa chiudere definitivamente la vena varicosa.
  Anche in questo caso la dimissione è immediata, e il paziente può tornare subito alla sua attività lavorativa o anche sportiva, avendo solo la cura di indossare, per qualche settimana, un’opportuna calza elastica.
  È una terapia veloce, sicura e a basso costo, che può essere erogata anche in uno studio medico, e non necessariamente in sala operatoria (a tutto vantaggio della riduzione dei costi sanitari).
  Sotto guida ecografica, può essere utilizzata con successo anche per chiudere definitivamente la vena grande safena, e altre sue grosse collaterali.
• Laserterapia con laser frazionato
  Tecnica utile solo per piccoli vasi dilatati (teleangectasie e capillari), solo del viso.
  Un piccolo fascio laser viene indirizzato superficialmente sul capillare o sulla teleangectasia, che si cauterizza immediatamente, chiudendola.
• Lancia al plasma
  Un ago sottilissimo crea un potente arco elettrico tra la sua punta e l’epitelio della pelle, vaporizzandolo all’istante.
  Esattamente come il laser, è un trattamento superficiale perfetto per rimuovere i piccoli capillari e le teleangectasie del viso.

Vale la pena ricordare che non esiste un trattamento migliore di un altro: l’indicazione clinica all’una o all’altra terapia è decisa dal Chirurgo Vascolare, sulla base del reale stato del paziente e della localizzazione delle sue varici, nonché della loro gravità.

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Esistono dei farmaci in grado di prevenire le vene varicose?

No, non esiste nessun farmaco, integratore o altro che può prevenire le vene varicose.

L’insorgenza delle varici è data dalla Malattia Venosa Cronica, che è ereditata familiarmente, nonché dai fattori scatenanti che sono soggettivi per ogni paziente.

Gli integratori ed i farmaci attualmente disponibili per la circolazione venosa agiscono sui sintomi: sono molto utili per ridurre la sintomatologia, ma non prevengono né curano.

La Medicina attuale non ha a disposizione farmaci per prevenire la malattia di una vena: tutto ciò che si legge sull’Internet, ciò miracolosi ‘integratori’ (venduti a carissimo prezzo, peraltro), è pertanto tutta informazione senza nessuna base scientifica.

E come tale dovrebbe essere dunque ignorata.

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È vero che esistono creme e pomate che possono schiarire le gambe dai capillari e dalle teleangectasie?

No, non esiste nessun prodotto topico che possa rimuovere le teleangectasie o i capillari.

Le creme o le pomate comunemente disponibili sul mercato, come ogni prodotto topico, non riescono a penetrare oltre l’epidermide (il primo stato della pelle), e il loro effetto è dunque solamente superficiale.

I capillari evidenti e le teleangectasie sono invece delle ectasie presenti nel derma, cioè lo strato mediano della pelle, difeso dall’impenetrabile epidermide.

Tutti i prodotti topici, solitamente creme, che vengono venduti pertanto come trattamenti per le varici sono al massimo palliativi: danno una momentanea ed aleatoria sensazione di freschezza (per via della vaporizzazione immediata della loro parte acquosa), ma sono assolutamente inutili come cura per le vene varicose.

Anche in questo caso, l’unica cura possibile per rimuovere gli anti-estetici capillari e le brutte teleangectasie è ricorrere al Chirurgo Vascolare, per le opportune sedute di laserterapia, scleroterapia oppure lancia al plasma.

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Qual è il Medico giusto al quale bisogna rivolgersi per diagnosticare e curare le vene varicose?

Le vene varicose sono un problema studiato e curato dall’Angiologia, che a sua volta è la branca della Medicina che studia e cura tutte le patologie del sistema circolatorio umano.

L’Angiologia è parte integrante della Chirurgia Vascolare, cioè la specialistica medica che si prende carico, anche ricorrendo alla Chirurgia, di qualsiasi problematica vascolare.

Il Medico specialista a cui rivolgersi dunque per curare le vene varicose è il Chirurgo Vascolare, chiamato anche Angiologo nelle referenze popolari.

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